Il quartiere della Garbatella a Roma di Riccardo Bramante

 Giusto lo scorso weekend il quartiere della Garbatella ha festeggiato, con numerose celebrazioni durate due giorni, il suo 68° anno di fondazione. Infatti, la prima pietra fu posta dal re Vittorio Emanuele III il 18 febbraio del 1920 sulla attuale Piazza Benedetto Brin e ancora oggi una lastra di marmo murata nell’edificio centrale della piazza commemora quel giorno.

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La piazza stessa, con intorno i suoi primi quattro lotti di abitazioni, era collegata alla sottostante Via Ostiense con una monumentale scalinata di cui oggi rimangono pochissime tracce. L’iniziale progetto edilizio, a cura degli architetti Giovannoni e Piacentini e portato avanti dall’Istituto case popolari, si rifaceva al concetto sviluppato in Inghilterra delle cosiddette “garden cities” (città giardino) caratterizzate da un nucleo abitativo staccato dal centro ma dotato di una sua unità ed autonomia e con case unifamiliari aventi ingressi indipendenti, giardini e spazi verdi coltivabili; inoltre, essendo vicino ai mercati generali e alla centrale del gas il quartiere poteva dare occasioni di lavoro ai suoi abitanti.

Lo stile architettonico dei primi lotti fu chiamato dai suoi creatori “barocchetto” per l’uso di modanature simili al barocco e per l’utilizzazione di decorazioni di ispirazione floreale e botanica realizzate, peraltro, con stucchi e calce bianca per restare nell’ambito dell’edilizia popolare a basso costo; le abitazioni, costituite da villini o al massimo da palazzine a tre piani, sono comunque circondate da una grande quantità di giardini e di verde tale da dare al quartiere quasi l’aspetto di uno dei tanti paesetti agricoli che allora erano intorno a Roma.

Con l’avvento del fascismo lo sviluppo urbanistico subì un brusco cambiamento: vengono adottate tipologie edilizie di maggiore sfruttamento che favoriscono il superaffollamento delle abitazioni; è il periodo, compreso tra il 1923 ed il 1928, in cui prevale la costruzione delle cosiddette “case rapide” destinate ad alloggiare soprattutto quelle famiglie, non necessariamente povere, costrette a lasciare le loro abitazioni in centro destinate ad essere demolite per ammodernare la città.

Sempre con il medesimo obiettivo di trovare una temporanea collocazione agli sfrattati dal centro città, l’Istituto case popolari inizia, a partire dal 1927, la costruzione degli “alberghi collettivi”, unità abitative strutturate con una netta divisione tra spazi riservati alla sfera privata (stanze da letto) e spazi comuni in cui erano possibili altre attività ( servizi igienici, sale da pranzo, asili nido,ecc.).

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Ulteriori, più recenti aggiunte urbanistiche, come, ad esempio, la costruzione della scuola e del teatro Palladium non hanno, fortunatamente, modificato il carattere della Garbatella come quartiere a misura d’uomo e rimane tuttora il cuore della romanità (insieme a Trastevere) tanto da farne il set cinematografico all’aperto di numerosi registi quali, tra gli altri, Pierpaolo Pasolini con “Una vita violenta”, Nanni Moretti con “Caro diario” fino alla recente serie tv “I Cesaroni”.

Articolo di Riccardo Bramante

 

 

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