Manifestatasi la prima volta alla metà degli anni Ottanta tra una avvincente irripetibile folla di donne, muse eterne di una suggestiva iconografia, quella enigmatica figura di Arlecchino non ha mai più abbandonato la scena della ricerca di Lucio Diodati. Nel suo racconto pittorico, il personaggio più tipico e universalmente conosciuto del teatro di Goldoni, solo nell’ apparenza esterna simile all’ originale della tradizione, perduta ogni cadenza di marionetta, é apparso subito come elemento equilibratore rispetto alle altre limitate grottesche apparizioni maschili: quelle del carabiniere, del domatore e del bagnino
All’ autoritarismo insito in questi tre tipi, nati con intenti per così dire “protettivi” o per tenere a freno esuberanze ben individuabili dell’ universo femminile, ecco a far da contraltare una ben più accondiscendente presenza: la stessa proposta nei panni di un rispettoso cavaliere, capace di assecondare gli atteggiamenti più tipici della donna, al punto da esserne in tutto e per tutto complice.
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