Dal 16 al 18 aprile sarà proiettato nelle sale cinematografiche, distribuito dalla Lucky Red, il lavoro/documentario “Maria by Callas” di Tom Wolf che, con un lavoro durato oltre tre anni, ha raccolto film privati, lettere, interviste, foto inedite che ci danno una prospettiva intima e personale della grande soprano ben lontana da ciò che le immagini patinate dei giornali dell’epoca ci hanno trasmesso.
Attraverso il filo conduttore della voce fuori campo della doppiatrice italiana Anna Bonaiuto (Fanny Ardant è la voce nel film originale) ci appare la figura di una Maria Callas che ebbe una vita non quale avrebbe voluto, ma quasi spinta dal destino ad arrivare all’apice della fama per poi pagare a caro prezzo.
Nata a New York nel 1923 da genitori greci emigrati in America, si ritrovò ben presto a dover tornare nella propria patria di origine con la madre dopo il divorzio di questa nel 1937. Qui entrò al Conservatorio di Atene dove si diplomò in canto, pianoforte e lingue, ma fu soprattutto il suo incontro con il celebre soprano di allora Elvira de Hidalgo che le fece scoprire tutte le sue doti canore fino ad allora poco approfondite.
Dopo un breve ritorno a New York nei primi mesi del 1947 venne in Italia dove a Verona esordì al “Festival lirico areniano” e dove, soprattutto, incontrò Giovanni Battista Meneghini, grande appassionato di opera lirica che la fece conoscere a tutto il mondo musicale italiano fino a giungere all’esordio alla Scala di Milano nel 1950 in una “Aida” in sostituzione della soprano italiana Renata Tebaldi (da qui inizia anche l’accesa rivalità tra le due prime donne).
Gli anni tra il 1951 al 1957 costituirono il periodo d’oro della Callas; richiesta da tutti i teatri di Milano, Firenze, Roma si esibì anche all’estero al Metropolitan Opere House di New York, alla Civic Opera di Chicago e al Covent Garden di Londra, effettuando, nel contempo, anche numerose incisioni discografiche.
Dal 1958 iniziò il suo declino che coincise anche con la fine del suo matrimonio con Meneghini ed il suo incontro a Venezia con l’armatore greco Aristotele Onassis con cui si accompagnò negli anni successivi tra alti e bassi, facendone più un personaggio da riviste di vita mondana e cantante. Proprio per accontentare Onassis accettò, verso la fine degli anni ’60 , di interpretare il film “Medea” diretta da Pier Paolo Pasolini in cui appare in tutta la sua essenza e senza paura di mostrare i suoi sentimenti.
Proprio quest’ultimo scorcio di vita, terminata la sua sofferta storia con Onassis, è quello che maggiormente colpisce nel documentario di Tom Wolf: una serie di riprese, interviste ed immagini in bianco e nero fanno vedere una Maria Callas finalmente se stessa; “Destiny is destiny and you can’t get out”, dice lei stessa in una delle sue ultime interviste prima di spegnersi a Parigi nel settembre 1977.
Attraverso il filo conduttore della voce fuori campo della doppiatrice italiana Anna Bonaiuto (Fanny Ardant è la voce nel film originale) ci appare la figura di una Maria Callas che ebbe una vita non quale avrebbe voluto, ma quasi spinta dal destino ad arrivare all’apice della fama per poi pagare a caro prezzo.
Nata a New York nel 1923 da genitori greci emigrati in America, si ritrovò ben presto a dover tornare nella propria patria di origine con la madre dopo il divorzio di questa nel 1937. Qui entrò al Conservatorio di Atene dove si diplomò in canto, pianoforte e lingue, ma fu soprattutto il suo incontro con il celebre soprano di allora Elvira de Hidalgo che le fece scoprire tutte le sue doti canore fino ad allora poco approfondite.
Dopo un breve ritorno a New York nei primi mesi del 1947 venne in Italia dove a Verona esordì al “Festival lirico areniano” e dove, soprattutto, incontrò Giovanni Battista Meneghini, grande appassionato di opera lirica che la fece conoscere a tutto il mondo musicale italiano fino a giungere all’esordio alla Scala di Milano nel 1950 in una “Aida” in sostituzione della soprano italiana Renata Tebaldi (da qui inizia anche l’accesa rivalità tra le due prime donne).
Gli anni tra il 1951 al 1957 costituirono il periodo d’oro della Callas; richiesta da tutti i teatri di Milano, Firenze, Roma si esibì anche all’estero al Metropolitan Opere House di New York, alla Civic Opera di Chicago e al Covent Garden di Londra, effettuando, nel contempo, anche numerose incisioni discografiche.
Dal 1958 iniziò il suo declino che coincise anche con la fine del suo matrimonio con Meneghini ed il suo incontro a Venezia con l’armatore greco Aristotele Onassis con cui si accompagnò negli anni successivi tra alti e bassi, facendone più un personaggio da riviste di vita mondana e cantante. Proprio per accontentare Onassis accettò, verso la fine degli anni ’60 , di interpretare il film “Medea” diretta da Pier Paolo Pasolini in cui appare in tutta la sua essenza e senza paura di mostrare i suoi sentimenti.
Proprio quest’ultimo scorcio di vita, terminata la sua sofferta storia con Onassis, è quello che maggiormente colpisce nel documentario di Tom Wolf: una serie di riprese, interviste ed immagini in bianco e nero fanno vedere una Maria Callas finalmente se stessa; “Destiny is destiny and you can’t get out”, dice lei stessa in una delle sue ultime interviste prima di spegnersi a Parigi nel settembre 1977.