Andy Warhol superstar dell’autunno 2018


di Riccardo Bramante.-

Per ricordare il novantesimo anniversario della nascita di Andy Warhol ben due mostre vengono organizzate in Italia: la prima, “Warhol & Friends. New York negli anni ‘80” è l’esposizione che il Gruppo Arthemisia ha in corso a Bologna , a Palazzo Albergati, fino al 24 febbraio 2019, a cui seguirà una seconda, a Roma, nel complesso del Vittoriano, nell’ala Brasini, dal 3 ottobre 2018 al 3 febbraio 2019.

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La mostra di Bologna raccoglie circa 150 opere ed è curata dal critico Luca Beatrice che si dichiara talmente convinto dell’attualità dell’artista da sostenere che “se Warhol fosse ancora vivo avrebbe il profilo Instagram più seguito al mondo” perché ancora capace di riservare tante sorprese.

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Lo stesso concetto esprime anche Matteo Bellenghi, curatore della mostra di Roma, che sottolinea come “Warhol ha bisogno di tante esposizioni perché ogni volta che si analizzano le sue opere si scopre qualcosa di nuovo”. Le due mostre di Bologna e Roma vogliono mettere a punto la personalità di Warhol, sia come uomo che come artista, colui che, soprattutto negli anni ’70 ed ’80 a New York era già divenuto una icona ed un vero guru per altri artisti come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Francesco Clemente dando inizio a quella che da pop art è divenuta street art.

Le due mostre di Bologna e Roma vogliono mettere a punto la personalità di Warhol, sia come uomo che come artista, colui che, soprattutto negli anni ’70 ed ’80 a New York era già divenuto una icona ed un vero guru per altri artisti come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Francesco Clemente dando inizio a quella che da pop art è divenuta street art. Molto articolata è la mostra di Roma che presenta oltre 170 opere a partire dalle celebri serigrafie “Campbell’s Soup” alle sue icone di immagini soprattutto femminili ripetute ossessivamente con piccole variazioni. Vengono anche presentati lavori che si riferiscono alla celebre “Factory”, dove si incontravano gli artisti più disparati: da Bob Dylan a Truman Capote, da John Lennon a Salvador Dalì a significare la duttilità di Warhol che spaziava indifferentemente dalla pittura alla musica (chi non ricorda le sue cover dei dischi dei Velvet Underground e dei Rolling Stones?) dai ritratti di Giorgio Armani e Regina Schrecker alle Polaroid e addirittura ad un quadro di “Sant’Apollonia” a testimoniare forse la religiosità che gli aveva tramandato sua madre, religiosità che compare anche nel suo ultimo ciclo di opere ispirato a Leonardo da Vinci e intitolato “Ultima Cena”, in cui anche Cristo diviene un personaggio pop.

Né le celebrazioni di Warhol si fermano qui; il re della pop art sarà anche protagonista questo autunno di una grande esposizione ai Musei Vaticani, dove saranno presentate soprattutto opere religiose e spirituali.

Articolo di Riccardo Bramante



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