Mostra retrospettiva a Venezia per Alberto Burri






di Riccardo Bramante -La mostra raccoglie circa 50 opere provenienti da tutto il mondo che scandiscono i maggiori cicli dell’artista umbro in un arco temporale che inizia dal 1948 e arriva fino al 1994, un anno prima della sua morte.

Si è aperta a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la grande retrospettiva antologica dedicata a “Burri la pittura, irriducibile presenza” su progetto della Fondazione Giorgio Cini e della Fondazione Burri, curata dal professore Bruno Corà, Presidente della stessa Fondazione Burri di Città di Castello.
Burri
La mostra raccoglie circa 50 opere provenienti da tutto il mondo che scandiscono i maggiori cicli dell’artista umbro in un arco temporale che inizia dal 1948 e arriva fino al 1994, un anno prima della sua morte. Si trovano esposte, perciò, i “Catrami”, le “Muffe”, i “Sacchi”, i “Creti” fino alle ultime “Plastiche” e “Combustioni”, in una parola tutto il suo repertorio linguistico più importante che ha profondamente influenzato tante generazioni di artisti e movimenti, dal New Dada al Nouveau realisme, dall’Arte Povera al Neo Minimalismo; e per meglio raccontare anche visivamente questo momento è stato addirittura ricostruito quello che fu lo studio di Burri a Via Margutta in cui il fotografo e pittore americano Robert Rauschenberg vide per la prima volta e fu folgorato dai primi “Sacchi”.

“Burri è stato un pittore totalizzante, radicale che ha bruciato la materia e ha costruito distruggendo per aprire una nuova finestra nell’arte italiana del ‘900”- afferma il prof. Corà – “sostituendo il concreto alla finzione”, così come, a suo tempo, Giotto sostituì nei suoi quadri il cielo stellato in luogo dei tradizionali sfondi dorati, passando da una rappresentazione evocativa ad una presentazione fisica della realtà.

“L’irriducibile presenza” di cui al titolo, sta a significare, appunto, che c’è un qualcosa avanti ai nostri occhi che non può essere sostituito dalla finzione, perché la pittura in Burri è una presenza tenace che a volte nemmeno le parole possono esprimere in quanto si spiega da sola, guardandola.

E’ questa continua ricerca dell’equilibrio da cogliere nell’imprevisto e nella casualità la caratteristica fondamentale dell’arte di Burri e, nello stesso tempo, lo sforzo di controllare e modellare la materia dominandone il caos; ed ecco, allora, le “Combustioni” dove dirige il fuoco soffiandolo perché non vuole che la materia bruci naturalmente, ecco le cromie dei grandi trittici di “Cellotex” in cui il colore disteso su superfici compresse di segatura e vinavil viene manipolato fino ad arrivare ai famosi “Neri” finali che chiudono il cerchio della sua parabola artistica. In definitiva, è la continua ricerca della verità ciò che si trova sempre nelle tele di Burri, rendendo la sua arte sufficiente e totale allo stesso tempo senza narcisismo o autocompiacimenti. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 28 luglio prossimo.






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