Filming Italy Los Ageles conferisce il Premio “Gian Luigi Rondi 100” a Paolo e Vittorio Taviani

IL FILMING ITALY LOS AGELES CONFERISCE IL PREMIO

GIAN LUIGI RONDI 100

A PAOLO E VITTORIO TAVIANI

Lunedì 25 aprile ore 18:00 – Casa del Cinema

In occasione della ricorrenza del 25 Aprile, il Filming Italy Los Angeles, creato e organizzato da Tiziana Rocca, Agnus Dei e dall’Istituto Italiano di Cultura Los Angeles, conferirà il premio Gian Luigi Rondi 100 nel centenario del grande critico, per la volontà della famiglia, a Paolo e Vittorio Taviani.

La motivazione del premio recita: “Ai fratelli Taviani, nobilissimi esempi e modelli per ogni generazione di un cinema di alto profilo linguistico, culturale, emotivo e civile.

Un cinema originale che fonde con uno stile classico e modernissimo la grande letteratura e l’epica popolare, esprimendo i fermenti più nuovi e propulsivi delle istanze sociali con un linguaggio nuovo e sorprendente, attraverso una cifra poetica e narrativa universalmente comprensibile come in Padre padrone o ne La notte di San Lorenzo (sulla lotta al nazifascismo), opera definita proprio da Gian Luigi Rondi, critico ma anche ex partigiano, Il film della mia vita“.

Il riconoscimento verrà consegnato a Paolo Taviani dalla direttrice di Filming Italy Los Angeles, Tiziana Rocca a pochi mesi dall’ultima edizione (Los Angeles, 28 febbraio – 3 marzo), accompagnata per l’occasione da Umberto Rondi in rappresentanza della famiglia. A seguire la proiezione del film.

Creato e organizzato da Tiziana Rocca, Agnus Dei e dall’Istituto Italiano di Cultura Los Angeles, Filming Italy – Los Angeles oltre a promuovere l’Italia come set cinematografico e ponte tra la cultura italiana e americana, sostiene la crescita culturale italiana attraverso il suo cinema, l’internalizzazione dei prodotti dell’audiovisivo italiani e supporta le relazioni interculturali tra i vari registi, produttori ed artisti.  

La notte di San Lorenzo (1982)

Il film, scritto da Tonino Guerra insieme ai due registi e al produttore Giuliani G. De Negri (a sua volta ex comandante partigiano), racconta una pagina drammatica della lotta contro il nazifascismo, guardando però soprattutto all’umanità, alla buona volontà, all’eroismo della gente comune. È l’estate del 1944, il paese di San Martino (nome di fantasia che richiama San Miniato, città d’origine dei registi) è nel mezzo della guerra di Resistenza. I nazisti all’approssimarsi delle truppe Alleate ordinano a tutta la popolazione di riunirsi nel duomo. Un gruppo di uomini, donne e bambini, guidato dal fattore Galvano, intuendo la trappola, decide di fuggire e abbandona il paese col favore della notte, per andare incontro agli americani che arrivano da sud. Poco dopo nella chiesa ha effettivamente luogo una strage. Mentre i fuggitivi si trovano in un campo a raccogliere il grano con un gruppo di contadini legati alla resistenza vengono attaccati da un gruppo di fascisti, tra cui Marmugi, con il figlio quindicenne e il Giglioli. Dopo uno scontro sanguinoso, i fascisti sopravvissuti massacrano a sangue freddo alcuni sopravvissuti di San Martino (Nicola, Dilvo, una coppia di anziani) e venendo poi a loro volta uccisi dagli altri del gruppo. Gli scampati allo scontro riparano in un cascinale dove trascorrono la notte e Galvano corona il suo sogno d’amore con la cugina Concetta. All’alba giunge la notizia dell’arrivo degli Alleati. È la Liberazione.

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