Di Riccardo Bramante
La scrittrice americana Laura Withcomb ha recentemente presentato a Milano, nella Galleria Carla Sozzani, il suo ultimo libro “Dalì, the Paradox of Fashion” (Dalì, il paradosso della moda) in cui approfondisce un aspetto inedito del grande pittore spagnolo, quello della collaborazione con il mondo della moda, rappresentato in quel momento da nomi famosi come Elsa Schiaparelli, Coco Chanel, Cristian Dior, Paco Rabanne e tanti altri.
La Withcomb è una studiosa del surrealismo e delle relative influenze sui movimenti artistici del XX secolo e, in quanto anche specializzata nella storia della moda, è stata anche curatrice della “Fondazione Gala e Salvador Dalì” a Figueras, luogo in cui visse il pittore con la sua moglie. Ha, inoltre, scritto il libro “Art Magic Fashion” in occasione di una mostra al Museo Dalì in Florida e “Dalì and Schiaparelli” sui temi alchemici e sulle ricerche esoteriche che i due artisti hanno affrontato attraverso il costume e la moda.
Infatti Dalì, che si considerava “un moderno alchimista”, vedeva nei creatori degli abiti le potenzialità di stregoni alle prese con rituali magici e fin da bambino coltivò quasi una ossessione per l’eleganza ammirando, una volta cresciuto, il grande potere di cambiare le persone che aveva la moda.
La collaborazione più nota e duratura con il mondo della moda Dalì la ebbe con Elsa Schiaparelli, da lui amichevolmente chiamata “Schiap”, collaborazione in cui potè manifestare simbolicamente la sua ossessione per il femminile e la sessualità: in proposito, rimane ancora nella memoria degli addetti ai lavori l’abito da sera color aragosta indossato da Wallis Simpson, la donna per cui Edoardo d’Inghilterra abdicò al trono per poterla sposare, chiamato “Assalto alla verginità”.
E questa fruttuosa collaborazione si sarebbe estesa anche al mondo teatrale se l’altra famosa stilista dell’epoca, Coco Chanel, gelosa di Elsa, non avesse impedito ai due di lavorare insieme per una serie di costumi commissionati per il Balletto Russo che allora si esibiva a Parigi e che Dalì fu costretto ad eseguire da solo.
Ma forte era il desiderio di Dalì di rompere con la tradizione e la morale corrente tanto da disegnare i costumi di alcune comunità di transessuali, allora tenute ai margini della società.
Nel suo libro la Withcomb ricorda, infine, la collaborazione di Dalì con Paco Rabanne con il quale preparò un servizio fotografico dedicato alla moda spagnola eseguito dal famoso fotografo svizzero Jean Clemmer, foto che sono state oggetto di una mostra, nel 2013, a Santa Monica in California e che oggi possono essere ammirate, fino al 9 settembre, nella mostra “Salvador Dalì, Jean Clemmer: un incontro” aperta negli ambienti della Fondazione Sozzani di Milano.
La scrittrice americana Laura Withcomb ha recentemente presentato a Milano, nella Galleria Carla Sozzani, il suo ultimo libro “Dalì, the Paradox of Fashion” (Dalì, il paradosso della moda) in cui approfondisce un aspetto inedito del grande pittore spagnolo, quello della collaborazione con il mondo della moda, rappresentato in quel momento da nomi famosi come Elsa Schiaparelli, Coco Chanel, Cristian Dior, Paco Rabanne e tanti altri.
La Withcomb è una studiosa del surrealismo e delle relative influenze sui movimenti artistici del XX secolo e, in quanto anche specializzata nella storia della moda, è stata anche curatrice della “Fondazione Gala e Salvador Dalì” a Figueras, luogo in cui visse il pittore con la sua moglie. Ha, inoltre, scritto il libro “Art Magic Fashion” in occasione di una mostra al Museo Dalì in Florida e “Dalì and Schiaparelli” sui temi alchemici e sulle ricerche esoteriche che i due artisti hanno affrontato attraverso il costume e la moda.
Infatti Dalì, che si considerava “un moderno alchimista”, vedeva nei creatori degli abiti le potenzialità di stregoni alle prese con rituali magici e fin da bambino coltivò quasi una ossessione per l’eleganza ammirando, una volta cresciuto, il grande potere di cambiare le persone che aveva la moda.
La collaborazione più nota e duratura con il mondo della moda Dalì la ebbe con Elsa Schiaparelli, da lui amichevolmente chiamata “Schiap”, collaborazione in cui potè manifestare simbolicamente la sua ossessione per il femminile e la sessualità: in proposito, rimane ancora nella memoria degli addetti ai lavori l’abito da sera color aragosta indossato da Wallis Simpson, la donna per cui Edoardo d’Inghilterra abdicò al trono per poterla sposare, chiamato “Assalto alla verginità”.
E questa fruttuosa collaborazione si sarebbe estesa anche al mondo teatrale se l’altra famosa stilista dell’epoca, Coco Chanel, gelosa di Elsa, non avesse impedito ai due di lavorare insieme per una serie di costumi commissionati per il Balletto Russo che allora si esibiva a Parigi e che Dalì fu costretto ad eseguire da solo.
Ma forte era il desiderio di Dalì di rompere con la tradizione e la morale corrente tanto da disegnare i costumi di alcune comunità di transessuali, allora tenute ai margini della società.
Nel suo libro la Withcomb ricorda, infine, la collaborazione di Dalì con Paco Rabanne con il quale preparò un servizio fotografico dedicato alla moda spagnola eseguito dal famoso fotografo svizzero Jean Clemmer, foto che sono state oggetto di una mostra, nel 2013, a Santa Monica in California e che oggi possono essere ammirate, fino al 9 settembre, nella mostra “Salvador Dalì, Jean Clemmer: un incontro” aperta negli ambienti della Fondazione Sozzani di Milano.