La titolazione dell’exibition è una sintesi del pensiero di Trombadori che ne esplicita i suoi desideri spiegandone in tal modo anche il proprio percorso artistico. Egli nella sua completa espressione riprende il concetto dell’arte moderna: ”L’arte moderna come è anche antica, solo quella che riesce ad esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità”. La Sicilia torna dunque così ad accogliere l’opera di un suo “figlio” ed esponente, Francesco Trombadori, che è infatti un Siracusano di nascita trasferitosi poi nel primo dopoguerra a Roma.
Molte delle opere di Trombadori rammentano quel legame mai scisso con la sua natia terra una tra tutte “Siracusa mia!” (1919 ca), una rappresentazione del Teatro Greco di Siracusa che ha per sfondo Ortigia e il mare, ma anche diversi paesaggi siciliani anche questi presenti in mostra realizzati negli anni Cinquanta, testimoniano il suo amore a distanza, ma irriducibile per l’antica Trinacria.
Perviene nel tempo ad un personale stile neoclassico narrando un vissuto quotidiano di vita domestica attraverso ritratti e nature morte, di cui una presente in mostra “Natura morta con i limoni”. Trombadori negli anni Trenta frequenterà anche il mondo culturale e letterario capitolino uno tra tutti quello del poeta Adriano Grande, con cui avvierà una collaborazione come critico d’arte e tra i cui collaboratori vi sono anche Montale, Quasimodo, Ungaretti e diversi altri. La sua attività come critico si estenderà successivamente e lo vedrà scrivere per diverse testate nazionali.
Francesco Trombadori ha saputo cogliere attraverso l’arte anche il periodo bellico/post bellico ne è un esempio portato in mostra il dipinto “Lo sbarco del pilota ferito”.
La mostra sarà visitabile fino al 2 settembre prossimo.