Artemisia Gentileschi alla National Gallery di Londra



di Riccardo Bramante

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Quest’anno ricorre il 500° anniversario della morte del grande Leonardo da Vinci e, nello stesso tempo, si assiste ad un revival dell’arte di Caravaggio anche grazie a recenti scoperte di suoi nuovi dipinti. Ma chi, molto probabilmente, riuscirà ad oscurare tali ricorrenze è proprio Artemisia Gentileschi e non tanto perché riscoperta dai critici d’arte quanto per situazioni molto più attuali e concrete. Ci riferiamo ai recenti scandali che hanno coinvolto diversi divi del cinema e della televisione dando luogo al conseguente movimento del “me too” che ha ripreso come sua immagine iconica proprio la ormai famosa “Giuditta che taglia la testa di Oloferne”, attribuendo, perciò, alla pittrice un ruolo di femminista ante litteram. E’ nota, infatti, la storia della Gentileschi che nel lontano ‘500 ebbe il coraggio di denunciare e far condannare il suo stupratore che, metaforicamente, viene accostato ad Oloferne ed il gesto di Giuditta diviene quello di Artemisia che vendica la violenza subita. La conseguenza è che le opere di questa artista stanno rivivendo una nuova scoperta se già dal dicembre dello scorso anno al Museo del Prado di Madrid è stato ritirato fuori dai depositi dove giaceva da anni ed esposto il suo quadro “La nascita del Battista” e, nello stesso mese, la National Gallery di Londra ha acquistato il dipinto “Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria” che, dopo un lungo tour di mostre in varie città della Gran Bretagna, sarà esposto nella sede della National Gallery insieme ad altre 25 opere della stessa artista, mentre lo stesso direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, ha detto che “è ora di tirare fuori dai depositi le opere dell’artista”.
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Certamente in questo rinnovato successo della Gentileschi molto gioca la sua componente biografica: prima donna ad essere accettata nella prestigiosa Accademia di disegno a Firenze, autrice di un affresco a Casa Buonarroti, instancabile viaggiatrice non solo attraverso l’Italia (a Napoli potè finalmente dipingere anche quadri per le chiese, cosa fino ad allora proibitale) ma anche in Europa, fino a Londra chiamatavi dal Re Carlo I suo grande ammiratore e già proprietario di un suo quadro “Autoritratto in veste di Pittura”.

Ma ben oltre l’attualità, Artemisia è decisamente una grande artista: influenzata dal suo contemporaneo Caravaggio ne dà una interpretazione tutta sua fatta di colori squillanti e luminescenze seriche degli abiti con una accentuata ricerca perfezionistica della realtà (a volte anche brutale) tanto da far scrivere al famoso critico Roberto Longhi nel suo lavoro “Gentileschi padre e figlia” che era “l’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura e colore e impasto e simili essenzialità”.
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Chissà se, con questi presupposti, anche le quotazioni delle opere di Artemisia non riescano a superare quelle dei dipinti del padre Orazio, la cui “Danae” (in cui senz’altro può vedersi anche la mano di Artemisia) fu acquistata nel 2016 da un museo americano per 30,4 milioni di dollari.
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