Gli anni tra il 1890 e il 1918 segnano il momento di massimo fulgore e, nello stesso tempo, il canto del cigno per l’Impero Austro-Ungarico; venti di novità sconvolgono il mondo dell’arte, della letteratura, dell’architettura, della musica, della psicologia dando vita al “Modernismo di Vienna”.
I ritratti femminili di Gustav Klimt, gli spietati autoritratti di Egon Schiele, i design di Koloman Moser per la Wiener Werkstaette, il rinnovamento urbanistico di Otto Wagner sono solo una parte delle conquiste artistiche di quest’epoca.
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L’architetto e ingegnere Otto Wagner, che oggi potrebbe essere definito designer, urbanista e sviluppatore di progetti (come uno degli attuali archistar) incarnò lo spirito della nuova epoca in cui l’attività imprenditoriale si intrecciava con gli interessi urbanistici senza però sovrastarli ma creando anzi un nuovo linguaggio formale che rifletteva il dinamismo della nascente metropoli viennese. A lui si debbono i numerosi lavori che ancora oggi sono visibili nella città e di cui la mostra dà esaurienti informazioni attraverso disegni e progetti, ad esempio della metropolitana e dell’imbrigliamento del Danubio che, scorrendo prima all’interno della città, causava spesso inondazioni e danni.
A sua volta Koloman Moser, una sorta di moderno designer grafico e architetto di interni, si interessò di tutto, dalle tappezzerie ai mobili, dalle vetrate di finestre ai manifesti in principio elaborando il tutto in forme sinuose ispirate allo stile floreale e passando poi ad uno stile ornamentale geometrico di alto contenuto estetico di cui sono il risultato i prodotti della celebre Wiener Werkstaette che contribuì a fondare nel 1903 e che ancora oggi opera in uno splendido palazzo sulla Stephansplatz, la piazza del Duomo di Santo Stefano.
Quasi superfluo trattare di Gustav Klimt, tanta è la sua notorietà; inizialmente si occupò degli arredamenti del Burgtheater e del Kunsthistorisches Museum, istituzioni già allora famose nella vita culturale viennese, per poi affermarsi rapidamente come ritrattista dell’alta borghesia diventando il pittore più noto dell’Austria soprattutto per i suoi ritratti femminili che portò la pittura dello “Jugendstil” , lo stile floreale, alle sue massime espressioni. A proposito: la sua opera più conosciuta “Il bacio” è esposta permanentemente nel Belvedere Superiore.
Egon Schiele, infine, subì la forte influenza di Klimt anche se i suoi ritratti di donna, lontani dall’eleganza formale di Klimt stesso, lasciano invece trasparire l’interiorità sofferta e gli stati d’animo della persona ritratta e la rappresentazione del corpo assume una dimensione estatica e demoniaca, mentre i suoi paesaggi e immagini urbane denotano ormai il suo passaggio all’espressionismo.